Reazioni di TaxiEurope Alliance rispetto alla sentenza della CGUE sul caso Uber


Bruxelles, 20 dicembre 2017. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha stabilito questa mattina che Uber sia una società di trasporti e che quindi spetti agli Stati membri regolamentarla come tale. Da una prospettiva economica, infatti, il servizio di trasporto costituisce la componente principale della compagnia americana, mentre quello di connettere le persone e gli autisti con un’app rimane secondaria, secondo il giudizio della Corte. In questo caso non si può dunque applicare la direttiva Ue sul commercio elettronico e nemmeno la direttiva servizi nel mercato interno.

E, per lo stesso motivo, Uber non rientra neppure nella libera prestazione dei servizi in generale, bensì nella politica comune dei trasporti, soggetta alle legislazioni nazionali. «Accogliamo con grande soddifazione questa pronuncia, perchè conferma le tesi che sosteniamo ormai da tempo – ha dichiarato Loreno Bittarelli, Presidente di URI – Uber dice di essere una piattaforma di intermediazione tra gli autisti e i passeggeri, ma in realtà il suo vero business è appunto quello del trasporto, violando dunque le normative vigenti in materia. E’ ora che Uber si adegui alle norme sulla sicurezza e alle regole sindacali già previste per i tassisti, in tutti e 21 i paesi dell’Unione in cui opera.»

Per Miguel Ángel Leal, Presidente di TEA, «si tratta di una grande notizia, che rappresenta un enorme passo in avanti nel nostro impegno verso una più equa concorrenza, all’interno del campo nel quale operiamo. La decisione della Corte dovrebbe dunque essere sufficiente, per richiedere che questa piattaforma si conformi finalmente alle norme nel settore trasporti».

 

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